Battiti sotto controllo: sopra i 70 aumenta il rischio infarto
Pubblicato il 1 settembre 2008 da GiòContare i battiti del cuore ci può aiutare a capire se si è a rischio infarto o no. Diventa perciò importante, sia per i cardipatici che per le persone sane, ridurre la frequenza del cuore al di sotto dei 70 battiti al minuto.
Lo rivela lo studio “Beautiful” pubblicato su Lancet e presentato al Congresso della Società Europea di Cardiologia a Monaco.
La ricerca, coordinata dal professore Roberto Ferrari, presidente della Società Europea di Cardiologia, ha coinvolto10.917 pazienti con malattia coronarica in 781 centri di 33 Paesi dei 4 continenti.
Il professore commenta: «Per quattro anni abbiamo studiato l’efficacia dell’ivabradina, una molecola studiata appositamente ed esclusivamente per abbassare la frequenza cardiaca ed abbiamo dimostrato che tenere la frequenza sotto i 70 battiti al minuto con ivabradina riduce del 36% il rischio di infarto e di ben il 30% il rischio di un intervento alle coronarie in pazienti cardiopatici».
Ferrari conclude con orgoglio che il nostro Paese si rivela all’avanguardia in questo campo.
Tag: battiti, cardiologia, cardiopatici, coronarie, cuore, europea, ferrari, frequenza cardiaca, infarto, ivabradina, società
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