Cambiamenti climatici: dimezzare le emissioni entro il 2050
Pubblicato il 17 novembre 2007 da SergioIl Parlamento chiede la fissazione di obiettivi vincolanti di riduzione dei gas serra per i paesi industrializzati e incentivi per quelli meno sviluppati, un sistema globale di quote e un quadro per l’allevamento sostenibile. Ricordando il ruolo dell’energia nucleare, chiede all’UE di assumere un ruolo guida e di proporre incentivi fiscali per tecnologie pulite, tasse sul cherosene e l’abolizione dei sussidi ai carburanti fossili. Occorre valutare come produrre energia dalle discariche.
A seguito di un’interrogazione orale presentata alla Commissione e al Consiglio da Guido SACCONI (PSE, IT), Presidente della commissione temporanea sui cambiamenti climatici, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione in cui sottolinea anzitutto che i cambiamenti climatici «rappresentano una sfida di primaria importanza per le nostre società del XXI secolo». Questi hanno infatti importanti ripercussioni negative di tipo globale sul piano ambientale, economico, sociale e geopolitico, e «potrebbero anche mettere in pericolo la pace e la sicurezza internazionali».
Il Parlamento, pertanto, sollecita l’Unione europea a far sì che alla Conferenza di Bali (3-14 dicembre 2007) venga deciso il necessario mandato per la negoziazione di un accordo internazionale sul clima per il periodo successivo al 2012. Per i deputati, inoltre, l’Unione europea potrebbe affermare il proprio ruolo guida inviando alla Conferenza un certo numero di capi di governo per dimostrare chiaramente che i cambiamenti climatici costituiscono un problema complesso, «che non dovrebbe essere dibattuto solo dai ministri dell’ambiente».
Secondo il Parlamento, il futuro regime dovrebbe fondarsi sui principi e sui meccanismi chiave della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del protocollo di Kyoto, «tenendo conto di responsabilità comuni ma differenziate». A suo parere, il mandato di Bali dovrebbe essere basato sui seguenti elementi:
- l’obiettivo a lungo termine di limitare l’aumento della temperatura media globale ad un massimo di +2°C rispetto ai livelli preindustriali, il che significa ridurre le emissioni globali di gas ad effetto serra di almeno il 50% entro il 2050 rispetto al livello del 1990,
- obiettivi vincolanti per tutti i paesi industrializzati,
- una più ampia partecipazione agli sforzi di riduzione, in particolare da parte delle economie emergenti, attraverso obiettivi equi e proporzionati,
- un sistema globale di “cap and trade” (tetto per le emissioni e scambio di quote),
- meccanismi finanziari di adeguamento rafforzati, con particolare attenzione per le risorse idriche,
- incentivi efficaci, che includano se del caso strumenti basati sul mercato, intesi ad evitare le emissioni legate alla deforestazione e all’uso del suolo, compresa la promozione di pratiche agricole sostenibili,
- strumenti finanziari e di altro tipo che favoriscano uno sviluppo pulito e il trasferimento e l’applicazione di tecnologie,
- la conclusione di un accordo al più tardi entro il 2009.
Il Parlamento ricorda poi che i paesi industrializzati, compresi quelli che non hanno ancora ratificato il protocollo di Kyoto, devono svolgere un ruolo guida nell’affrontare i cambiamenti climatici. Devono quindi impegnarsi a ridurre le loro emissioni «almeno del 30% entro il 2020 e del 60-80% entro il 2050 rispetto al 1990». Accoglie quindi con favore la decisione del Consiglio europeo di ridurre del 30% le emissioni, entro il 2020, «a condizione che altri paesi sviluppati si impegnino a porre in atto riduzioni analoghe e che i paesi in via di sviluppo più avanzati sotto il profilo economico diano un contributo commisurato alle loro responsabilità e capacità».
da: europa.eu
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