Creato in Italia il nuovo farmaco per contrastare l’HIV
Pubblicato il 19 aprile 2008 da SergioHa la nazionalità italiana il nuovo farmaco contro l’Aids che fa parte della classe degli inibitori dell’integrasi e si chiama Isentress (raltegravir): si basa su una molecola che è stata scoperta a Pomezia dai ricercatori dell’Irbm, l’Istituto Ricerche di Biologia Molecolare “Pietro Angeletti”.
Il nuovo farmaco, per la prima volta, blocca l’integrasi che, insieme alla trascrittasi inversa e alla proteasi, è uno dei tre enzimi necessari alla riproduzione e alla propagazione del virus all’interno delle cellule umane.
Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’Irbm di Pomezia, orgoglioso della scoperta tutta italiana spiega: «L’Irbm conta più di 200 ricercatori, prevalentemente italiani, molti dei quali con esperienze di studio e professionali all’estero, di età media compresa fra i 30 e i 35 anni e con una maggioranza del 52% di donne. La nostra ricerca era incentrata sullo studio di un importante enzima bersaglio per l’epatite C che presenta caratteristiche del tutto simili a quelle di un bersaglio enzimatico dell’Hiv: l’integrasi, appunto. Anche i laboratori americani lo stavano studiando e, quindi, abbiamo cominciato a collaborare come se fossimo un unico laboratorio. Abbiamo così portato avanti studi su più molecole, selezionando poi la “candidata migliore”.
Ma non è finita perché, con ulteriore soddisfazione, quello che oggi è diventato un farmaco è il prodotto di una molecola generata all’origine proprio nel nostro Irbm».
I risultati della sperimentazione di fase III della molecola, effettuati su un paziente italiano, hanno dimostrato che raltegravir, associato ad altri farmaci contro l’Hiv, possiede un’attività antivirale di gran lunga più potente rispetto alle terapie combinate sinora somministrate. Inoltre, i farmaci per essere efficaci, devono essere metabolizzati.
Ciliberto continua a spiegare: «Uno dei meccanismi per garantire questo risultato è la loro ossidazione, demolizione ed eliminazione Risultato che si ottiene tramite un sistema chiamato boost, che comporta la contemporanea somministrazione del farmaco antiaids insieme ad un altro farmaco, il ritonavir, per assicurare il mantenimento di alti livelli plasmatici del medicinale nell’organismo. Ma tutto ciò, se da una parte comporta maggiore efficacia della terapia, dall’altra provoca seri effetti collaterali. Raltegravir, invece, non necessita del sistema boost perché è metabolizzato con un altro meccanismo di detossificazione, meglio tollerato dall’organismo».
Hiv e Aids hanno ucciso più di 25 milioni di persone in tutto il mondo e ancora oggi sono circa 35 milioni quelle che convivono con il virus.
I casi di nuove infezioni aumentano sempre più anche perché, non sono più tossicodipendenti o omosessuali ad esserne affetti, ma uomini o donne con rapporti sessuali regolari ma mai ritenuti a rischio. Questo è il motivo per cui a volte si arriva tardi alla diagnosi e la malattia viene affrontata quando è già ad uno stadio avanzato.
Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), spiega che: “Oggi, grazie a nuovi farmaci come quello che viene presentato oggi, siamo in grado di “recuperare” anche questo tipo di pazienti”.
di G.V.
Tag: aids, farmaco, hiv, integrasi, isentress, Pomezia, proteasi, raltegravir, ricercatori
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