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Fotografato il meccanismo che dà lo stop e il via nel passaggio tra le lingue

Pubblicato il 15 dicembre 2007 da Sergio

Coloro che padroneggiano due lingue riescono senza difficoltà a saltare da un idioma ad un altro senza commettere errore alcuno perché c’è un meccanismo nel cervello che funziona come un interruttore e permette di passar dalla lingua madre alla lingua seconda con estrema facilità.

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Lo studio, pubblicato sul «Journal of Neuroscience», una delle più prestigiose riviste scientifiche nel settore delle neuroscienze, è stato portato avanti dai ricercatori dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano in collaborazione con il Dipartimento di Neurologia dell’Università di California e dei Geneva University Hospitals, che hanno fotografato per la prima volta questo meccanismo.

L’esperimento è stato condotto sottoponendo a risonanza magnetica persone di madrelingua italiana residenti da anni a Ginevra e quindi maggiormente esposti alla lingua francese usando un classico letterario, il Piccolo Principe di Saint-Exupéry.
I ricercatori hanno fatto ascoltare dei passaggi del libro alternando italiano e francese. L’attività del cervello ha fotografato l’azione degli interruttori e ha posto in evidenza aspetti interessanti come il fatto che, laddove l’esposizione alla seconda lingua è maggiore rispetto alla lingua madre, risulta più semplice ricorrere ad essa. L’esposizione ad una lingua permette l’attivazione di sistemi neuronali simili a quelli usati quando si parla la lingua madre.
Gli interruttori che si attivano nel passaggio tra le lingue sono la corteccia del cingolo e il nucleo caudato; la prima è una struttura nervosa che controlla le azioni mentali e il secondo interviene nel processo di inibizione delle azioni.
La capacità di passare da una lingua ad un’altra si acquisisce fin da piccoli, ma il meccanismo di controllo si perfeziona verso i tre anni.
Il prof. Abutalebi aggiunge: “Sembra infatti che il cingolo nei bilingue si sviluppi di più rispetto ai monolingue, e alcune delle loro facoltà intellettive risultano più sviluppate”.

di G.V.

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