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Allarme Wwf: il ghiaccio si scioglie e gli animali soffrono il caldo

Giovedì 27 Marzo 2008

Il distacco ieri di un gigantesco blocco di ghiaccio del Polo Sud a causa del crescente surriscaldamento globale ha sorpreso e anticipato di ben 15 anni le previsioni degli esperti.

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Senza andare troppo lontano bisogna dire che la situazione non è meno rosea in Italia, dove tra Alpi e Appennini, il repentino passaggio da una stagione all’altra e il brusco cambiamento delle temperature causa non pochi problemi di adattamento alle specie che abitano quelle zone.

A detta del Wwf, non sono a rischio solo le specie animali, costretti a cambiare altidudine di anno in anno, ma anche quelle vegetali: “Le specie animali e botaniche glaciali, pur cercando di adattarsi alle nuove condizioni, si trovano in grave affanno. I casi più emblematici riguardano forse la Pernice bianca e l’Ermellino, caratterizzate da un abito bianco durante l’inverno, prezioso per difendersi dai predatori e del tutto inutile, anzi pericoloso in assenza di neve. La pernice è ormai considerata sull’orlo dell’estinzione e in Italia ne sopravvivono solo 5.000 coppie”.

Per correre ai ripari, scongiurando così la perdita di circa il 30% delle specie del Pianeta, occorre intervenire drasticamente su una delle cause principali dell’innalzamento delle temperature, riducendo del 30% entro il 2020 le emissioni dei gas serra.

A tale fine il Wwf contribuisce attraverso la campagna GenerAzione Clima e l’organizzazione per dopodomani in tutto il mondo l’Earth Hour, un’iniziativa di sensibilizzazione al risparmio energetico alla quale aderisce anche il Comune di Roma spegnendo per un’ora, dalle 20 alle 21, le luci del Colosseo.

Le campagne volte a sensibilizzare l’opinione pubblica, mirano anche e soprattutto a smuovere anche i governi dal letargo in cui sono caduti, invitandoli a prendere dei seri quanto repentini provvedimenti.

di G.V.

Popolarità: 19%

Pubblicato in Ambiente, Natura | Nessun Commento »


Presentato oggi Ambiente Italia 2008, il rapporto annuale di Legambiente, interamente dedicato alla sfida energetica e climatica

Venerdì 15 Febbraio 2008

Peggiora l’efficienza energetica,aumentano i consumi dei trasporti, diminuiscono le tasse sull’inquinamentoSi allontana il rispetto degli impegni di Kyoto, peggiora l’efficienza energetica, aumentano i consumi dei trasporti, diminuisce la tassazione ambientale, le rinnovabili sono in crescita, ma restano sotto la media europea.

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Nelle politiche energetiche e nella lotta al cambiamento climatico, insomma, l’Italia è indietro. Ma ce la può fare. Il rapporto Ambiente Italia 2008 di Legambiente, Scenario 2020: le politiche energetiche dell’Italia, dimostra che, cifre alla mano, anche da noi è possibile realizzare gli obiettivi fissati dalla Ue al 2020 per il potenziamento dell’efficienza energetica, la diffusione delle fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di gas serra. L’edizione 2008 di Ambiente Italia, l’annuale rapporto di Legambiente edito da Edizioni Ambiente (256 pagine, 18 euro), è interamente dedicata all’energia e alla lotta al cambiamento climatico. Con tutti i numeri italiani ed europei sui consumi energetici, le fonti rinnovabili, le emissioni di CO2, i costi e le tassazioni energetiche, suddivisi in 30 indicatori. Una nuova sezione del volume presenta invece una rassegna di buone pratiche, dalla Germania alla Grecia, passando ovviamente per l’Italia. Interventi che mostrano come gli obiettivi della strategia europea “20-20-20” a tutela del clima non siano utopistici, ma già raggiungibili con le tecnologie a disposizione. Anche nel nostro Paese.

Il ruolo che l’Unione Europea si è candidata a svolgere sul palcoscenico internazionale, con la decisione di as­sumere chiari e vincolanti obiettivi per il 2020 (-20% di riduzione di CO2, aumento del 20% dell’efficienza energetica, 20% di energia da fonti rinnovabili) è infatti una novità fondamentale degli ultimi mesi. Ambiente Italia 2008 è stato presentato questa mattina a Roma dal presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, da Roberto Della Seta, della segreteria di Legambiente e da Duccio Bianchi, della direzione di Ambiente Italia. I numeri parlano chiaro: nello scorso decen­nio, in Italia, tutti gli indicatori energetici e quelli relativi alle emissioni climalteranti hanno mostrato un segno contrario alle speran­ze di un’evoluzione verso una economia più efficiente e rin­novabile.

- crescono le emissioni di gas serra, giunte nel 2005 a oltre 580 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (+ 0,3% sull’anno precedente), ma nei due anni successivi si registra finalmente una lieve inversione di tendenza;

- siamo il terzo paese europeo per emissioni (eravamo il quinto nel 1990 e il quarto nel 2000);

- mentre l’Unione Europea ha ridotto del 7,9% le proprie emissioni rispetto al 1990 (nell’Europa a 15 sono scese del 3%), l’Italia le ha viste crescere del 12,1%, soprattutto a causa dell’aumento dei consumi per trasporti (+27%), della produzione di energia elettrica (+16%) e della produzione di riscaldamento per usi civili (+21%);

- le nostre emissioni procapite di gas climalteranti sono, sia pure di poco, superiori alla media europea e circa il doppio della media mondiale;

- l’intensità di emissioni di CO2 rispetto alla ricchezza prodotta (misurata come Pil) è aumentata in Italia del 2% tra il 2000 e il 2005; rispetto al 1990 per ogni milione di euro (a valori costanti) le emissioni di CO2 sono diminuite in Italia del 7%, mentre in Germania e negli Stati Uniti sono scese del 24%, in Gran Bretagna del 33% e in Cina del 44%.

da: legambiente.eu

Popolarità: 40%

Pubblicato in Ambiente, Energia | Nessun Commento »

Allevamenti e crescente consumo di carne sono tra le fonti principali dei gas serra

Domenica 3 Febbraio 2008

Secondo una recente relazione della FAO, gli allevamenti sono una delle principali cause dei problemi ambientali di oggi: alle emissioni di gas dei ruminanti durante la digestione si affiancano la continua deforestazione per aumentare le zone di pascolo e l’utilizzo di energia per gli impianti.
Nel rapporto la FAO comunica che gli allevamenti sono responsabili del 18% delle emissioni di gas serra misurate in anidride carbonica equivalente. Questo comprende il 9% delle emissioni di anidride carbonica, il 27% del metano e 65% dell’ossido di azoto. In totale, queste superano le emissioni causate dai mezzi di trasporto.

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Tali cifre, e quindi le emissioni di questi gas, potrebbero aumentare con un crescente consumo di prodotti derivati dagli allevamenti. In vista dell’aumento del benessere e della prosperità i dati sul consumo di carne negli ultimi decenni sono aumentati esponenzialmente tanto da rendere il settore dell’agricoltura e degli allevamenti quello con la crescita più alta. E’ stato calcolato che solo in Italia si consumano ben 90 chili di carne pro capite all’anno.

Alcuni propongono come soluzione una netta diminuzione dei consumi di carne, o meglio ancora, l’adozione di una tipologia di alimentazione vegetariana che ridurrebbe le emissioni dei gas serra più velocemente rispetto alla diminuzione dell’uso dei combustibili fossili (il turnover per gli allevamenti è più breve rispetto a quello per le automobili e per le centrali elettriche).
A tal proposito alcuni ricercatori dell’Università di Chicago hanno paragonato l’impatto sul riscaldamento globale di coloro che mangiano carne rispetto ai vegetariani, scoprendo che la una comune dieta americana produce 1.5 tonnellate in più di CO2-equivalente all’anno, sotto forma di tutti i gas serra.

Noam Mohr spiega nella sua relazione che “anche se oggi fossero disponibili delle fonti di combustibile a emissione zero, occorrerebbero parecchi anni per costruire e lentamente sostituire le grandi infrastrutture dalle quali dipende la nostra economia attuale”.
Anche in questo caso la soluzione giusta è la via di mezzo: basta affiancare a macchine che riducono le emissioni annue di CO2 un uso morigerato di carne.

di G.V.

Popolarità: 28%

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Cambiamenti climatici: dimezzare le emissioni entro il 2050

Sabato 17 Novembre 2007

Il Parlamento chiede la fissazione di obiettivi vincolanti di riduzione dei gas serra per i paesi industrializzati e incentivi per quelli meno sviluppati, un sistema globale di quote e un quadro per l’allevamento sostenibile. Ricordando il ruolo dell’energia nucleare, chiede all’UE di assumere un ruolo guida e di proporre incentivi fiscali per tecnologie pulite, tasse sul cherosene e l’abolizione dei sussidi ai carburanti fossili. Occorre valutare come produrre energia dalle discariche.

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A seguito di un’interrogazione orale presentata alla Commissione e al Consiglio da Guido SACCONI (PSE, IT), Presidente della commissione temporanea sui cambiamenti climatici, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione in cui sottolinea anzitutto che i cambiamenti climatici «rappresentano una sfida di primaria importanza per le nostre società del XXI secolo». Questi hanno infatti importanti ripercussioni negative di tipo globale sul piano ambientale, economico, sociale e geopolitico, e «potrebbero anche mettere in pericolo la pace e la sicurezza internazionali».

Il Parlamento, pertanto, sollecita l’Unione europea a far sì che alla Conferenza di Bali (3-14 dicembre 2007) venga deciso il necessario mandato per la negoziazione di un accordo internazionale sul clima per il periodo successivo al 2012. Per i deputati, inoltre, l’Unione europea potrebbe affermare il proprio ruolo guida inviando alla Conferenza un certo numero di capi di governo per dimostrare chiaramente che i cambiamenti climatici costituiscono un problema complesso, «che non dovrebbe essere dibattuto solo dai ministri dell’ambiente».

Secondo il Parlamento, il futuro regime dovrebbe fondarsi sui principi e sui meccanismi chiave della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del protocollo di Kyoto, «tenendo conto di responsabilità comuni ma differenziate». A suo parere, il mandato di Bali dovrebbe essere basato sui seguenti elementi:

- l’obiettivo a lungo termine di limitare l’aumento della temperatura media globale ad un massimo di +2°C rispetto ai livelli preindustriali, il che significa ridurre le emissioni globali di gas ad effetto serra di almeno il 50% entro il 2050 rispetto al livello del 1990,
- obiettivi vincolanti per tutti i paesi industrializzati,
- una più ampia partecipazione agli sforzi di riduzione, in particolare da parte delle economie emergenti, attraverso obiettivi equi e proporzionati,
- un sistema globale di “cap and trade” (tetto per le emissioni e scambio di quote),
- meccanismi finanziari di adeguamento rafforzati, con particolare attenzione per le risorse idriche,
- incentivi efficaci, che includano se del caso strumenti basati sul mercato, intesi ad evitare le emissioni legate alla deforestazione e all’uso del suolo, compresa la promozione di pratiche agricole sostenibili,
- strumenti finanziari e di altro tipo che favoriscano uno sviluppo pulito e il trasferimento e l’applicazione di tecnologie,
- la conclusione di un accordo al più tardi entro il 2009.

Il Parlamento ricorda poi che i paesi industrializzati, compresi quelli che non hanno ancora ratificato il protocollo di Kyoto, devono svolgere un ruolo guida nell’affrontare i cambiamenti climatici. Devono quindi impegnarsi a ridurre le loro emissioni «almeno del 30% entro il 2020 e del 60-80% entro il 2050 rispetto al 1990». Accoglie quindi con favore la decisione del Consiglio europeo di ridurre del 30% le emissioni, entro il 2020, «a condizione che altri paesi sviluppati si impegnino a porre in atto riduzioni analoghe e che i paesi in via di sviluppo più avanzati sotto il profilo economico diano un contributo commisurato alle loro responsabilità e capacità».

da: europa.eu

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Cieli puliti con le quote di emissione degli aerei, dal 2011

Giovedì 15 Novembre 2007

Il Parlamento ha approvato l’inclusione del trasporto aereo nel sistema UE di scambio di quote di emissione dei gas serra, rafforzandone le disposizioni con la richiesta di applicarlo a tutti i voli in partenza o in arrivo negli aeroporti dell’UE. Esclude la possibilità di deroghe per i voli di Stato, sostenendo però le esenzioni per gli aerei in missioni antincendio e i voli militari. I ricavi delle vendite all’asta del 25% delle quote potranno servire a ridurre le tasse sui trasporti più “puliti”.

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La proposta mira a proteggere, conservare e migliorare la qualità dell’ambiente riducendo gli effetti in aumento del trasporto aereo sui cambiamenti climatici attraverso l’inclusione di tale settore nel sistema comunitario di scambio di quote di emissioni. La Commissione nota che, nel 2004, le emissioni di gas a effetto serra prodotte dai voli aerei internazionali imputabili alla Comunità sono cresciute dell’87% rispetto al 1990. Se questo andamento continua, c’è quindi il rischio che l’aumento delle emissioni aeree annullino più di un quarto dei benefici ambientali ottenuti grazie alle riduzioni che la Comunità deve effettuare nell’ambito del protocollo di Kyoto.

Approvando la relazione di Peter LIESE (PPE/DE, DE), il Parlamento accoglie con favore la proposta della Commissione ma propone diversi emendamenti volti soprattutto a rendere più rigorose le disposizioni della direttiva ed a estenderne il campo d’applicazione.

Secondo la proposta, infatti, il sistema di scambio di emissioni riguarderebbe, in una prima fase (2011) i voli intra-comunitari e, dal 2012, anche tutti i voli in arrivo o in partenza dall’Unione europea. Il Parlamento, invece, chiede di assicurare parità di condizioni tra aeroporti e tra operatori aerei. Pertanto, ha accolto un emendamento che estende il sistema comunitario di scambio delle emissioni a tutti i voli in arrivo e in partenza da aeroporti della Comunità a partire dal 2011.

da: www.europarl.europa.eu

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