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Tè verde e antibiotici: un’accoppiata vincente

Martedì 1 Aprile 2008

Un gruppo di scienziati egiziani della Facoltà di Farmacia dell’Università di Alessandria, ha presentato al Congresso della Society for General Microbiology di Edimburgo i risultati di uno studio che ha verificato l’efficacia antibatterica del tè verde.

te-verde-antibiotici-society-for-general-microbiology-kassem Tè verde e antibiotici: unaccoppiata vincente

A detta degli scienziati, prendere gli antibiotici bevendo tè verde triplicherebbe la loro efficacia nel combattere i batteri che hanno sviluppato resistenza al farmaco.

Mervat Kassem, coordinatore della ricerca, spiega: “Abbiamo provato il tè in combinazione con antibiotici contro 28 malattie causate da microrganismi appartenenti a due classi diverse e per ogni singolo caso il tè verde ha migliorato l’azione battericida degli antibiotici. Ad esempio l’effetto del chloramphenicol è stato migliore del 99,99% se somministrato insieme al tè, piuttosto che da solo”.
Gli scienziati hanno verificato inoltre che le proprietà della benefica bevanda rendono i batteri più sensibili del 20 % alle cefalosporine, una classe di antibiotici verso i quali nuovi ceppi di batteri hanno sviluppato resistenza.

Kassem conclude: «I nostri risultati dimostrano che si dovrebbero considerare più seriamente i prodotti naturali che consumiamo ogni giorno. In futuro vedremo se altri prodotti naturali come la maggiorana, il timo o altri, contengono principi attivi in grado di aiutare a combattere la resistenza sviluppata dai batteri».

In tal caso nell’aprire l’armadietto dei medicinali si potrebbe contemporaneamente spalancare lo sportello della cucina.

di G.V.

Pubblicato in Nutrizione, Salute | 1 Commento »

La fede è la chiave della felicità

Mercoledì 19 Marzo 2008

Uno studio svolto da un gruppo di ricercatori della Paris School of Economics rivela che nella religione si celi uno dei segreti della felicità.

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Alla conferenza della Royal Economic Society, in corso all’University of Warwick (UK), il team diretto da Andrew Clark spiega, con dati alla mano, che i credenti sono più abili a far fronte a traumi e difficoltà come licenziamenti e divorzi e, che generalmente sono soddisfatti della loro esistenza.

Clark e Orsolya Lelkes dell’European Centre for Social Welfare Policy and Research hanno usato per il loro studio i dati relativi ad una precedente ricerca sulle casalinghe per confrontare le attitudini di cristiani cattolici e protestanti in tema di felicità e problemi della vita con quelle di persone atee.

I risultati hanno rivelato che la religione funge da ‘cuscinetto’, una sorta di airbag che protegge i fedeli dalle delusioni della vita.

Clark spiega alla Bbc online: “Abbiamo iniziato a lavorare sul perché alcuni Paesi europei avessero benefit più generosi per i disoccupati ma la nostra analisi suggerisce che le persone credenti risentano meno delle insidie psicologiche dovute alla mancanza di lavoro, rispetto a chi non crede. E sono anche più soddisfatte della propria vita”.

I ricercatori sottolineano che il buon umore e la positività dei credenti sia dovuta da uno stile di vita peculiare, basato su un nucleo familiare stabile e sulla costruzione di relazioni solide.
Inoltre, nonostante le persone religiose siano contro il divorzio, a livello psicologico risentono meno di una separazione, qualora essa si verificasse.

Nella foto in alto alcuni dei principali simboli religiosi. Da in alto a sinistra: croce latina (Cristianesimo), stella di David (Ebraismo), omkar (Induismo), stella a nove punte (Bahaismo), mezzaluna (Islam), croce del sole (Neopaganesimo), yin e yang (Taoismo), torii (Shintoismo), ruota del Dharma (Buddhismo), khanda (Sikhismo), svastica (Giainismo), mano (Ahimsa), fiore di loto con fiamma (Ayyavalismo), tre lune della Dea triplice, cross pattée (Ordine Teutonico), mani di Dio (Slavismo).

di G.V.

Pubblicato in Psicologia | 2 Commenti »

Ritrovata una chela di uno scorpione di mare vissuto 250 milioni di anni fa

Sabato 24 Novembre 2007

E’ stata ritrovata in una cava in Germania nei pressi di Prum una chela di 46 cm di lunghezza appartenente ad uno scorpione di mare, un esemplare sparito circa 250 milioni di anni fa.

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La notizia è stata pubblicata sulla rivista della Royal Society britannica “Biology Letters”, dove si riporta che lo studio è stato portato avanti da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bristol.
La pinza apparterrebbe ad un Jaekelopterus rhenaniae, un invertebrato con scheletro esterno appartenente alla classe Euripteridi, un phylum degli Artropodi.
Gli Euripteri sono considerati gli antenati degli aracnidi, ma la specie vivente più vicina al resto trovato in Germania è il limulo.
Dalla lunghezza della chela si è potuto desumere che la lunghezza dell’animale, che si è estinto alla fine del Permiano, quando avvenne la più grande estinzione della storia della Terra, era di circa 2,5 metri.
E’ la prima volta che si ritrova un pezzo di Euriptero di tali dimensioni. “La scoperta indicherebbe che gli artropodi (di cui fanno parte anche ragni, insetti e granchi) in passato erano ben più grandi di quanto pensato finora” sottolineano il tedesco Markus Poshmann del dipartimento della protezione dei monumenti culturali della Renania-Palatinato e l’inglese Simon Braddy dell’Università di Bristol. Secondo questo ricercatore il gigantismo era dovuto agli alti livelli di ossigeno presenti in atmosfera fra i periodi Ordoviciano e Permiano.

di G.V.

Pubblicato in Archeologia, Natura | Nessun Commento »

Attrazione a prima vista e sorriso: ecco ciò che attira in un volto nuovo

Sabato 10 Novembre 2007

Più che corrispondere ai canoni di bellezza perfetta, ciò che in primis rende attraente un volto è uno sguardo fermo e un bel sorriso.

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I ricercatori delle Università di Aberdeen e Stirling, spiegano che il cervello umano è programmato per individuare sguardi diretti e sorrisi cercando intorno a sé queste caratteristiche nei possibili partner.
Pare infatti che sorridere e guardare negli occhi il partner aumenta di ben otto volte il livello di attrazione che esercita un volto.
Nell’articolo pubblicato su Proceedings of the Royal Society, Biological Sciences, i ricercatori notano che “se entrate in un bar e una attraente signorina vi ignora, o sta sorridendo al Brad Pitt di turno seduto all’altra estremità del bancone, probabilmente non sarete ispirati a offrirle un drink. Ma se entrate, e la sua faccia si illumina, probabilmente lo farete. Le persone sono attratte da coloro che li trovano attraenti, è anche una questione di narcisismo”.
La loro ricerca si è svolta con un gruppo di 460 tra uomini e donne, a cui sono stati mostrate delle foto di diverse persone. Il risultato è stato che i soggetti delle foto che guardavano l’osservatore e sorridevano sono risultati più attraenti di altri che sorridevano guardando altrove.
I ricercatori aggiungono che delle caratteristiche ulteriori che contribuiscono a rendere attraente un volto sono l’aspetto della pelle e i tratti simmetrici.

di G.V.

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Si “ricerca” un contraccettivo non ormonale come alternativa alla pillola

Domenica 21 Ottobre 2007

Col fine di mettere a punto un contraccettivo su base non ormonale che, come alternativa alla pillola, liberi le donne dai famosi disturbi collaterali ad essa correlati, degli scienziati americani illustrano alla conferenza dell’American Society for Reproductive Medicine a Washington le importanti scoperte a cui sono pervenuti.

Da una ricerca effettuata dall’equipe di Zev Williams del Brigham and Women’s Hospital di Boston, risulterebbe possibile creare un contraccettivo che deriverebbe da una molecola, iRna, o Rna a interferenza, capace di mettere a tacere (come fosse un cerotto) un gene necessario all’ingresso dello spermatozoo nella cellula uovo. Il gene in questione è Zp3, che produce una molecola indispensabile allo spermatozoo per legarsi all’ovocita e fecondarlo.
Il fatto che non siano coinvolti altri geni e che la molecola Zp3 sia presente solamente sulla superficie dell’ovocita, convince gli scienziati dell’assenza di effetti collaterali.
Ma nonostante gli esperimenti sui topi abbiano prodotto dei risultati positivi, i ricercatori chiariscono che i test sulle donne sono ancora lontani.

di G.V.

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